LA CHIESA DI S. PANCRAZIO

 

La prima testimonianza dell'esistenza della Chiesa risale al 21 Settembre 1324, quando il vescovo Tedice concede al Padre Contrino "come rettore della Chiesa di San Pancrazio a Cetica, piviere di Vado, di poter fare la renunzia di detta Chiesa".

 


 

 

 

Non troviamo a questa data una descrizione del fabbricato, anche se è ipotizzabile già un impianto a navata unica, terminante in un abside sul lato orientale dell'edificio della quale esistono tracce ancora oggi.

 

La Chiesa doveva essere in origine di dimensioni ridotte rispetto alle attuali, ridotta in altezza di circa un metro, con il pavimento collocato più in basso, dotata di ingresso sul lato nord-occidentale, opposto all'abside.

 

Si potrebbe supporre anche la collocazione del campanile in posizione completamente diversa rispetto all'odierna, cioè sul lato destro, rispetto al fronte principale, con accesso dall'interno della Chiesa mediante una stretta apertura di cm. 50x150, ancora oggi leggibile sulla parete muraria benché tamponata nel corso del XV secolo e successivamente affrescata.

 

Relativamente alle dimensioni di questa Chiesa originaria, possiamo farcene un'idea osservando lo zoccolo di rinforzo alla base della parete laterale sinistra: l'unica oggi visibile, che si estende per una parte della lunghezza totale, quella sicuramente più antica.

 

All'interno della Chiesa esistono poi dei tramezzi, forse di separazione tra uomini e donne che con decreto vescovile vengono "gettati a terra" nel 1615.

 


 

 

 

Con lo stesso decreto, "visto lo scuro della Chiesa cagionato in parte dal muro dipinto, comandò che in termine due mesi prossimi si dia il bianco a tutta la Chiesa".

 

Tra il 1647 e il 1696, sotto la guida dell'intraprendente parroco Don Angelo Taverni, si ricostruisce parte del fianco destro della Chiesa, e viene innalzato l'altare dedicato a San Francesco.

 

Nel 1853, oltre alla presenza di pulpito in legno, citato per la prima volta, si rammenta di nuovo la presenza di sagrestia dentro il coro, e di una cappella esterna per l'ufficio delle sepolture, di cui oggi non si ha più traccia.

 


 

 

Nel 29 Agosto 1875 la Parrocchia, di cui è parroco da una decina d'anni Don Cipriano Folli, è cresciuta ulteriormente: le famiglie sono divenute 139 per un totale di 690 anime; senza dubbio il suo compito non è dei più semplici, ereditando una Chiesa in cattivo stato e una serie di debiti contratti dal parroco precedente.

 


 

 

In una lettera databile intorno al 1879, destinata al vescovo Mons. Camilli, egli dichiara: "Concludo col dire che dal 1872, epoca in cui venni in questa Chiesa, fino ad oggi non ho avuto che dispiaceri, fatiche improbe, spese esorbitanti, niuna risorsa, e risono consumato dalle migliaia del mio patrimonio. Trovai la Chiesa, la Canonica, la casa colona minaccianti rovina, non vi era sicurezza personale per parroco e popolo e l'ho risolto come la S.v. ha veduta, avendo avuto dal Vs economato soltanto scudi 600, che non bastarono per calcina e rena".

 


 

 

 

Ed effettivamente i lavori che il parroco deve affrontare non sono di poco conto, se pensiamo che è proprio con Don Cipriano che la Chiesa assume in linea di massima l'aspetto con cui la vediamo attualmente.

 

Le restanti notizie che si hanno costituiscono la storia recente della Chiesa. Durante i lavori di restauro, condotti nel 1965, sono venute alla luce le fondamenta dell'abside semicircolare e la parte della zoccolatura in pietra. Sono anche tornati alla luce frammenti degli affreschi che ricoprivano le pareti interne, e l'arco absidale, troncato al colmo durante l'intervento del 1878, quando la Chiesa fu capovolta.

 


 

 

Lo spicconamento ha anche evidenziato una monofora sul fianco sinistro della Chiesa. Le tracce di affreschi rinvenute, rappresentanti porzioni di figure, una testa di Cristo e fregi ornamentali, confermerebbero la tradizione dell'origine monastico-vallombrosana, poiché nessuna delle Chiese di origine romanica dell'Alto Casentino presenta superdici parietali così ampiamente spartite da episodi biblici o agiografici affrescati.

 


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